Gianfranco Notargiacomo, nato a Roma il 12 novembre 1945, fa il pittore da sempre. Si laurea in Filosofia con Emilio Garroni (Estetica), alla Sapienza di Roma per conoscere le ragioni profonde della pittura.
Nel 1969 la sua prima azione presso la Galleria Arco d’Alibert, consiste in una vera e propria performance, nome allora non ancora in uso, in cui per una sera, si ospitano in galleria i banchi di abiti vintage del mercato di Porta Portese; i capi venduti vengono contrassegnati, come normalmente in uso negli abiti di sartoria, da una etichetta con il nome dell’autore e della gallerista Mara Coccia: “Gianfranco Notargiacomo for Mara Coccia Rome” che conferisce agli abiti il carattere di unicità dell’intera operazione artistica. Nel marzo 1971 la sua prima mostra personale a Roma, alla Galleria La Tartaruga di Plinio De Martiis. Il titolo è: “Le nostre divergenze”. Gli oltre duecento omìni in plastilina colorata Pongo che invadono la galleria in tutti i suoi spazi, sembrano rispecchiarlo perfettamente. Durante questa prima mostra, definita nell’Herald Tribune da Edith Schloss come “The most surprising show”, viene chiamato da Scheggi a insegnare quale suo assistente nella nuova, brillantissima Accademia di Belle Arti de L’Aquila dove, già dal novembre dello stesso anno 1971 insegnerà Psicologia della Forma e Teoria della Percezione.
Nel ’72 entra in contatto con la Galleria La Salita di Giantomaso Liverani. Esporrà in entrambe le gallerie: La Tartaruga e La Salita, in un’alternanza poco consueta ma molto proficua. Tra le varie mostre che seguono, la doppia personale “Autoritratti” a La Salita nel dicembre 1973, appare decisiva per affermare la volontà di dipingere. Una scelta così anticipatrice che in un momento in cui è “vietato” dipingere, all’inaugurazione sono presenti solo il gallerista Liverani e gli artisti. Questa mostra è preceduta di un giorno da un’altra doppia personale al Palazzo delle Esposizioni, dove in omaggio a Piero Della Francesca espone un uovo sospeso dal centro della cupola dell’edificio, quasi a chiudere ogni esperienza concettuale.
La ricerca è ancora più dichiarata nella mostra “Storia privata della filosofia” nel 1974 a La Tartaruga, dove in pieno clima concettuale, le grandi tele raffiguranti i 10 filosofi considerati fondamentali costituiscono un passo decisivo verso un convinto ritorno alla pittura di cui Notargiacomo è uno dei primi responsabili. Sempre dalla frequentazione e dal rapporto con Plinio nasce poi nel 1976, la mostra dedicata a Freud, “Famiglia Famiglia”, ulteriore passo verso la ricerca della pittura.
Con “Takète” e con “Tempesta e assalto” (1979-1980 galleria “La Salita“), il suo linguaggio assume quella definitiva inclinazione verso l’astrazione d’impeto e di gesto, che lo contraddistingue e che lo vede tra i protagonisti della post-astrazione. I segmenti metallici della scultuta denominati Takète, aguzzi e svettanti cercheranno la tela e lì si fermeranno dialogando con la pittura e trasmettendole continua energia.
Lo sottolinea Mariastella Margozzi in un suo testo critico: “Tempesta e Assalto, la mitica traduzione che di Sturm und Drang se ne fece in Italia, è per Notargiacomo il grido con cui rompere ogni indugio e avventurarsi attraverso una nuova visione epica della contemporaneità. “Tempesta e assalto” diventerà il titolo di una serie di dipinti nei quali si distende e potenzia quella cromia grigio-argentea e nera dei takète precedenti in una rappresentazione di cieli tumultuosi, illuminati da lampi intermittenti, da scintille vulcaniche in una densità di immagine che vuole avvicinare e mescolare cielo e mare, onde e nuvole”.
In questi anni nasce il profondo rapporto con Emilio Vedova, che conosce di persona nel corso del Convegno “Comunicazioni di lavoro di artisti contemporanei” presso l’Università La Sapienza di Roma, organizzato da Maurizio Calvesi e Simonetta Lux. Vedova lo segnalerà in seguito per il Premio della Presidenza della Repubblica presso l’Accademia Nazionale di San Luca.
Nell’’80 incontra Flavio Caroli con cui condivide amicizia e stima che si consolidano dando vita a una serie di mostre, la prima delle quali: Magico Primario, Palazzo dei Diamanti, Ferrara (1980), è unenunciato e avrà seguito in numerose, innovative mostre. Poi con Flavio Caroli i molti viaggi all’estero: negli Stati Uniti a Chicago e New York, a Londra alla Hayward Gallery, in Australia per la Biennale di Sydney e altrove per sempre nuovi progetti …
Nel 1982 è invitato da Luciano Caramel alla Biennale di Venezia nel Padiglione Centrale Italia dove nella prima sala, è presente Emilio Vedova. Vi partecipa con due tele di grandi dimensioni, di gesto: 1950 Nuvolari e Omaggio a Lorenzo Lotto, oggi conservate rispettivamente al Macro di Roma e alla Pinacoteca di Jesi. Nel 1986, è invitato da Maurizio Calvesi alla Biennale di Venezia in “sculture all’aperto” dove espone un Takète alto sei metri in metallo dipinto a smalto industriale, oggi conservato al MACAM di Maglione Canavese, museo ideato e realizzato da Maurizio Corgnati cui lo lega stima e amicizia.
Tra le mostre personali di questi anni si ricordano: Castel Sant’Elmo a Napoli (1981), curata da Flavio Caroli; Officine & Ateliers, Casa del Mantegna, Mantova (1982), dove realizza una grande opera dal titolo Nuvolari, oggi proprietà della Provincia di Mantova, da cui l’affermazione: “E’ sempre stato così: pensavo un quadro e lo consideravo fatto. Il resto era lavoro. Realizzando un’opera pensata, e quindi già conclusa, era come allontanarsene: allontanarsi dalla sua conoscenza immediata. So bene che esiste un altro grado di conoscenza che è proprio quello del fare. Si conosce ciò che si fa, solo mentre si fa. E’ una conoscenza profonda e complessa, ma è un’altra cosa rispetto al lampo, meglio a quella serie di lampi che è pensarla. Ma come avvicinare i due momenti senza che il primo si diluisca troppo nell’altro? A me è venuto naturale correre veloce … Nuvolari è la velocità. Anche nel nome lo è.
Ero a Mantova, a pochi passi dalla sua casa quando ho realizzato il primo di quei quadri grandi e veloci, pensati a lungo e realizzati entrando in fretta nella tela… Il titolo, che era un enunciato, non poteva che essere Nuvolari”. Poi al Museo Diego Aragona Pignatelli di Napoli(1983); Museo Laboratorio dell’Università La Sapienza di Roma (1995), curata da Lorenzo Mango; l’antologica al Palazzo Reale di Milano (1998), curata da Ada Masoero; Museo di Roma in Palazzo Braschi (2004) dal titolo “Roma assoluta”, curata da Maria Elisa Tittoni, Federica Pirani, Simonetta Tozzi. Un’unica grandissima opera su tavola realizzata nel nuovo studio dell’artista, una ex falegnameria al Mandrione, posto vicino ai resti d’un magnifico acquedotto romano. Raffigura una Roma vista dall’alto, astratta e corrusca in cui si percepiscono e affiorano i segni del passato. L’opera è oggi proprietà del Comune di Roma e si trova nella sede della Sovrindendenza Capitolina ai Beni Culturali. Il bozzetto, di eguali dimensioni, in carta intelata, esposto nel 2007 al Centro Borges di Buenos Aires, è oggi di proprietà della Università degli Studi RomaTre; segue l’antologica “Sintetico” alle Scuderie Aldobrandini in Frascati (2007), curata da Barbara Martusciello e la personale “Post-Abstractismo” al Centro Cultural Borges, Buenos Aires 2007; nel 2009 “Le nostre divergenze 1971-2009” curata da Mariastella Margozzi alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma che è oggi proprietaria delle seguenti opere: “Takète” 1979, “Estremo Verde” 1999 e “Le nostre divergenze 1971/2009“.
E’ in questo periodo che accanto ai Takète di varie dimensioni, inizia a lavorare ai grandi tondi, dai colori accesi, spesso dissonanti, attraversati da lamiere aguzze.
Nel 2011 è in Cina, prima a Hangzhou, al Zhejiang Daily Ideal Culture Development Company, poi aShanghai, al Museo Heng Yuanxiang, dove realizza due grandi Takète.
Nel 2013 al Forte Malatesta, Ascoli Piceno, la mostra “A grandi linee” a cura di Mariastella Margozzi e Stefano Papetti, che ripercorre in una antologica l’attività dell’artista, cominciando proprio dalla mostra del 1971 e esponendo una folla di omìni in plastilina nelle grandiose sale del Forte e concludendosi proprio con i grandi Tondi e i Takète.
Nel 2019 Convergenze, a cura di Marco Tonelli, GAM – Galleria G. Carandente, Palazzo Collicola, Spoleto.
Tra le numerose collettive è invitato alla VIII e alla XI Biennale de Paris (rispettivamente nel 1973 e 1980); a Arte-Critica, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, (Roma 1981- Chicago 1982); Arte Italiana1960-1982, Hayward Gallery, Londra (1982); La forma e l’informe, Galleria Civica, Bologna, (1983); Anniottanta, Galleria Civica, Bologna (1985); Arte italiana 1960-1985, Frankfurter Kunstverein, Francoforte (1985); Arte Italiana, Museo di San Paolo del Brasile (1986); “Postastrazione“, Rotonda di via Besana Milano (1986); alla Biennale di Sydney (1988); alla XIII Quadriennale d’Arte di Roma(1999); a “Tirannicidi -Il Disegno“, Roma, Istituto Centrale per la Grafica (2000), a Lavori in corso 10, MACRO (Galleria Comunale d’arte contemporanea di Roma) (2000); Omaggio a Plinio De Martiis, Calcografia Nazionale, Palazzo Poli – Roma (2004); L’arte e la Tartaruga. Omaggio a Plinio De Martiis, Museo d’arte Moderna Vittoria Colonna, Pescara (2007); “Anni 70 Arte a Roma“, Palazzo delle Esposizioni, Roma (2013). Realizza per il MAAM Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz Città Meticcia l’opera stabile di grandi dimensioni “Tempesta e Assalto ’80-’14”, Roma (2014).
E’ in Artisti Italiani del XX secolo alla Farnesina, Ministero degli Affari Esteri, Roma.
Dopo l’invito alla Biennale di Venezia nel 1982 e nel 1986, è invitato su segnalazione del filosofo Giacomo Marramao alla 54. Biennale di Venezia nel 2011 (Padiglione Italia, Venezia -Arsenale).
Dal 1979 è titolare della Cattedra di Pittura all’Accademia di Belle Arti de L’Aquila, poi dal 1984 a Firenze e dal 1999 e fino al 2011 a Roma, dove nel 2015 riceve il titolo di “Maestro Accademico Emerito“.
Nel 2013, per iniziativa del Presidente della Repubblica, riceve l’onorificienza di Commendatore Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Il 2 dicembre 2015 riceve in Senato il Premio Franco Cuomo International Award per l’Arte. Pochi giorni dopo, il 6 dicembre 2015, la amata città marchigiana di Ripatransone, lo nomina Cittadino Onorario. L’8 aprile 2016, riceve il titolo di Accademico dell’Università degli Studi RomaTre, dove sono esposte in permanenza Roma Assoluta 2003, Il Caos e i Giganti 1995 e altre opere di grandi dimensioni. Il 18 ottobre 2022, a Firenze, dall’Accademia delle Arti del Disegno, è nominato Accademico della Classe di Pittura.
Sue opere figurano in importanti musei e collezioni tra cui: GNAM – Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma; Macro di Roma; MAMbo, Museo d’Arte Moderna Bologna; Collezione Farnesina, Ministero Affari Esteri, Roma; Collezione Banca d’Italia, Palazzo Koch, Roma; Galleria d’Arte Contemporanea Osvaldo Licini, Ascoli Piceno; Pinacoteca di Jesi; Università degli Studi Roma Tre; GAM, Museo G. Carandente, Palazzo Collicola, Spoleto; CAMUSAC, Cassino; Chengdu Art Museum, Cina; Mart, Museo di Arte Contemporanea di Trento e Rovereto;
Una grande scultura Takète in acciaio Cor-Ten è al MAAAPO di Arena Po (Pavia)